L’artista Francesca Leone è fra i 219 artisti presenti al Padiglione Italia della 54esima Esposizione Internazionale d’arte della Biennale di Venezia 2011. Francesca nasce a Roma in una famiglia di artisti, il padre Sergio è il celeberrimo regista, autore di alcuni capolavori della cinematografia mondiale, la madre è stata la prima ballerina al Teatro dell’Opera di Roma.
La grande interprete della rinata corrente figurativa espone un dittico monumentale ed inedito appartenente alla serie Flussi Immobili (Galleria Moncada, 2010) che, insieme all’opera Respiro/Breath (Palazzo Venezia, 2008), l’ha consacrata come una delle pittrici più interessanti del panorama contemporaneo. L’evoluzione della sua ricerca artistica, che si distingue per l’innovativa sintesi tra occhio fotografico ed estro pittorico, muove da un momento di vita personale. Questa nuova fase di genesi creativa è contraddistinta dai volti solcati e quasi sciolti da una pioggia sottile, volti che sembrano sul punto di spirare eppure riemergono con un respiro liberatorio che si trasforma in una vero e proprio atto di sopravvivenza.
L’espressività drammatica e quasi surreale dei volti di Francesca Leone trova la testimonianza felice e commossa nelle parole di Ennio Morricone che ha scelto Francesca per questa biennale “La prima volta che ho visto i lavori di Francesca Leone ho provato una forte e straordinaria emozione. La sua arte non passa inosservata, i suoi “Volti” giganteschi che stentano a restare entro i confini della tela si impongono e catturano prepotentemente l’attenzione.”
L’inedito ciclo di opere presentate da Francesca Leone, prende avvio dall’opera Respiro/Breath elaborata in occasione della mostra di Palazzo Venezia, che rappresenta da una parte un punto di chiusura con i ritratti precedentemente realizzati, e dall’altra denota una linea di svolta. Il soggetto, dal volto solcato da una sottile pioggia, riemerge da un profondo oscuro e il suo respiro liberatorio si trasforma in un vero e proprio atto di sopravvivenza.
Quel sentirsi annegata, disorientata, alienata ha fatto si che la pittrice ponesse le basi per ricominciare con una nuova genesi artistica. Da questo elemento biografico muove la ricerca di Flussi Immobili. Il titolo ha una doppia valenza: da una parte il flusso dell’acqua crea un passaggio, un movimento; dall’altra si assiste all’esplosione dell’io colta in un istante per essere resa eterna. Ancora una volta il linguaggio di Francesca porta avanti la sua ricerca sul ritratto e si esprime in una sacralità che diventa universale e abbraccia l’uomo comune.
Tutti questi volti, che affiorano dietro una pioggia di acqua e nello stesso tempo ne vengono soffocati, sono portati alla realizzazione di se stessi tramite una vera e propria purificazione che cancella l’apparenza e abilita ad un incontro con quel carattere più introspettivo e inconscio, spesso celato da inibizioni e schemi sociali. In questo modo, l’artista elimina il superfluo e coglie l’essenziale nell’anima di ogni espressione narrata, dotando questo ritratto sulla fragilità umana di una forte solennità e presenta una rassegna di inquadrature disposte nello spazio in un crescendo di emozioni.
Un conflitto concettuale accentuato dalla linea che separa il confine tra l’essere e il non essere, tra l’inizio e la fine, queste immagini così intense, arginate in primissimi piani, riportano spontaneamente a un significato esistenziale antico ed eterno. Se l’acqua infatti, intesa junghianamente, è il simbolo del flusso dell’inconscio, questa rappresenta anche il risveglio in un processo che dalla morte torna alla vita. Per Francesca Leone la fotografia è il principio per la realizzazione di un modello che rielabora e ricostruisce nel corso del procedimento pittorico. Rispetto alla produzione precedente infatti, l’artista non si serve più di immagini trovate, ma concepisce i suoi soggetti immortalandoli, assimilandoli per poi rielaborarli e renderli eterni.
L’espressività accesa solca i confini del surreale ed è sostenuta da una maturazione cromatica e un effetto plastico che rende i toni drammatici, incisi nel forte chiaroscuro che segna i volti. I colori sono fermi, vivi, luminosi e intensi. Ancora una volta l’occhio fotografico di Francesca Leone prevale e si sviluppa ulteriormente grazie al suo estro pittorico generando una sintesi acuta e profonda già nota ma altrettanto innovativa.
Scrive il prof. C. Strinati “La pittrice è così radicata nel nostro tempo da restituire, nelle sue immagini, quelle tensioni, quelle ansie, e quelle speranze che ognuno di noi non può non provare nel concreto della propria esperienza.”
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