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Palermo, 16 luglio 2012

La mia permanenza a Palermo oramai sta per terminare, domani si riparte. Ma l’ultimo giorno lo voglio sfruttare pienamente.

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La mattina decido di fare un giro per il centro storico che riserva mille sorprese. I palazzi dell’antica nobiltà palermitana non sempre in buone condizioni, anzi molto spesso fatiscenti, riescono a stupirmi anche se li ho visti già altre volte.

Come consuetudine saluto il fruttivendolo abusivo sotto casa, lui conosce i nostri nomi e mi avverte che la Carlotta mi sta aspettando già sulla strada principale. E’ un mito, avrà si o no 15 denti ma sorride sempre e senza vergogna.

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Palermo va guardata con il naso all’insù perchè altrimenti ti perdi le meraviglie di questa città. I palazzi sono talmente imponenti che scopri la loro bellezza solo alzando lo sguardo.

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Una città dai mille volti: se la magnificenza dei palazzi barocchi sbalordisce, la miseria di molti quartieri annienta. Però a pensarci bene è una città che ti manifesta il vero volto della vita e della società: ricchi e poveri.

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Facciamo un giro per la Vucceria, il caratteristico mercato proprio sotto la centralissima via Roma. La prima impressione è quella di un posto sporchissimo ma poi ti accorgi di quanto può essere divertente.

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Addirittura trovo in un angolo di strada una gallina ed un galletto nero, sento anche belare ma non mi azzardo nel guardare dietro la porta fatta di lamiera.

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Piccolo breakfast. Siamo nei pressi dello storico locale antica focacceria San Francesco. Quale miglior ristoro se non pane e panelle, arancino al ragù e la Carlotta affronta anche il panino “ca meusa” (con la milza), io non riesco a sopportarne neanche la vista.

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Continua il nostro girovagare per i palazzi ed i negozi degli indiani che hanno il monopolio della vendita di perle, corallo e qualsiasi tipo di bigiotteria o chincaglieria che chiamar si voglia.

Per colazione decidiamo di ritornare in una caratteristica trattoria vicino pizza Calza da “Peppino”, i tavoli sono all’esterno, così come la griglia dove si arrostisce di tutto. Sedersi li è come vedere Palermo scorrerti davanti agli occhi. Per la strada passa di tutto, mi si avvicina anche uno strano soggetto chiamato Sandokan, vestito ed urlante proprio come Sandokan. Una foto insieme è inevitabile.

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I nostri vicini di tavolo sono della città. Un tavolo curioso composto da 3 soggetti: una donna anziana (la nonna), un signore di mezza età (il figlio della donna anziana) ed un ragazzo giovane sui 16 anni (nipote della donna anziana e figlio del signore di mezza età). Parlano solo dialetto. Ma comprendo ciò che dicono, sciorinano davanti a noi tutti i loro problemi familiari senza alcun timore o pudore. Avrei voluto registrare la raccomandazione del padre al figlio che tradotto in italiano diceva: vattene da questa città, trovati un lavoro a Roma e non ti sposare. Io mi sono sempre pentito di averlo fatto. Ma la più divertente era la nonna. Impettita ripeteva: non mangio niente, sareste capaci di mettermi il veleno nel pane.

Terminata la colazione il riposo pomeridiano è obbligatorio, fa troppo caldo per andare in giro.

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Purtroppo la Carlotta ha l’aereo e alle 19 parte. Io ne approfitto per sistemare il mio bagaglio e per prepararmi per il pranzo, sono invitato dalla mia amica Maria nel Palazzo dei Principi Resuttano.

Tempo di un piccolo aperitivo in compagnia di Nasser e ci rechiamo all’appuntamento.

La casa di Maria mi affascina perchè ha un salone da ballo immenso con delle maioliche antiche e stucchi del Serpotta. Poi Lei è una persona deliziosa e di grande animo.

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La corte interna è illuminata solo da candele, il tavolo apparecchiato con strisce di lino grezzo, candelabro centrale e petali di rosa. Gli altri commensali sono Diego insieme alla sorella Silvia e Fabrizio.

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La serata procede simpaticamente e dall’esterno ci spostiamo nel salone per ascoltare musica e mettiamo in scena una sorta di gara di poesia.

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Si è fatto tardi, saluto i miei amici e mi dirigo a casa. Fuori la città è silenziosa, sembra quasi surreale. Le strade sono illuminate da una luce che da quasi sull’arancio. Qualcuno ha deciso di cambiare arredamento abbandonando la vecchia credenza.

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Mi viene da sorridere perchè penso che nonostante queste brutture Palermo mi piace…e non poco.

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