Il bello della vita è entrare in contatto con persone che riescono a regalarti, anche solo per un momento, un frammento della loro anima. Incontrare Elisabetta Pozzi in una “notte di mezza estate” è stata una esperienza di quelle che lasciano il segno.
Lei alle prese con il suo spettacolo in cui veste i panni di Giovanna D’Arco, testo di Maria Luisa Spaziani, ed io spettatore ammaliato ed affascinato da questo personaggio particolare. Un monologo incessante, 60 minuti per narrarne la vita, le gesta e la sua fine.
Terminato lo spettacolo Elisabetta mi accoglie con un sorriso di quelli che non hanno bisogno di parole e ti dicono: benvenuto.
Che cosa rimane del mondo greco e dei suoi miti in questa Calabria?
Curiosamente nei calabresi c’è un adesione maggiore a quello che è lo spirito della tragedia greca o classica; una condivisione maggiore. C’è una capacità di comprensione diretta che è difficile trovare oggi in Italia. Direi una empatia. Il teatro non deve mandare messaggi, deve creare armonia tra chi parla e chi ascolta. Qui ritrovo la capacità di lasciarsi andare.
Cosa c’è di Giovanna in Elisabetta?
C’è la grinta. Questa voglia di far valere delle ragioni alte, spirituali in questo caso e non solo, farle valere difendendole a spada tratta, è il caso di dirlo! Giovanna è un personaggio luminoso, era tutt’uno in quello che credeva. Giovanna è una creatura illuminata da dentro da questa energia incredibile. Ha voluto far valere le sue ragioni fino all’ultimo, con tutti contro, questa è la cosa stupenda. Una donna piccolissima, ragazzina, con uomini che le dicono di tutto, ma riesce a conquistare la loro fiducia portandoseli dietro per queste 30 battaglie, che per una donna di quel tempo è una cosa incredibile. Lei ispirata dall’angelo. Ognuno di noi può vederlo in se, ognuno ha un suo angelo.
Tra i tanti personaggi “vissuti”, c’è qualcuno a cui sei legata?
Ce ne sono tantissimi. Se devo parlare solo dei classici allora Medea, che ho interpretato a Siracusa. E’ un personaggio totale, pienissimo. Ha questa grandissima sensualità di donna, ma con una forza da dea e da maschio. Questa sua sensualità che la porta a mutare camaleonticamente, tanto da diventare altro. La mutazione di un essere umano che riesce anche a cambiare faccia rimanendo sempre fedele a se stessa, sempre credibile. La capacità di lasciarsi andare, di mostrarsi debolissima, fragile, invece dentro è un leone.
Quale di queste donne del passato non augureresti ma ad un uomo di avere accanto?
Debbo ripetermi: Medea. Sono quei personaggi che non riesci ad afferrare fino in fondo, poi quando li hai fatti capisci di avere per le mani una sorta di mostro, inteso alla latina. Avere accanto una donna come lei deve essere davvero faticoso.
Riesci a staccarti nella vita reale dai ruoli che interpreti?
Me ne stacco, purtroppo. Dico purtroppo perché mi piacerebbe da morire viverli nella dimensione di ogni giorno. Un po’ perché sul palcoscenico ho le parole degli altri, un po’ perché mi diverto, perché mi abbandono. Curiosamente li sono tutt’uno con me stessa più di quanto non lo sia nella realtà. Nella vita sono sempre in balia degli stati d’animo e faccio molta più fatica a relazionarmi agli eventi ed alle cose. Invece i miei personaggi hanno già un copione scritto. Il palco protegge, è un limbo.
Cos’è la bellezza?
La bellezza è l’intelligenza, la bellezza è solo quella. Intelligenza non nel senso di colto, ma quella capacità di stupirsi e quindi attraverso quella vedi il bello.
E l’eleganza?
Appartiene ad un tempo molto lontano secondo me. Io la ritrovo nel modo di parlare, nel modo di esprimersi, di gestire la propria vita. L’eleganza mi ricorda qualcosa di antico, la associo sempre all’immagine di mia nonna che seppure contadina era elegante. Era una donna fiera. L’eleganza è armonia dei gesti…anche dei colori che si mettono insieme.
Elisabetta e la moda?
Oi oi…Mi piace vederla negli altri. Io amo molto chi veste con gusto, chi riesce ad abbinare i colori, io non riesco mai, neanche se mi metto d’impegno, sono una frana.
Ma c’è un accessorio che per te è indispensabile?
Lo zainetto. E’ con me da sempre, poco fashion vero! Un po’minimalista come i francesi. Mi piacerebbe molto vestirmi in un certo modo, come certe immagine che vedo sui giornali di moda. Ma poi mi rendo conto invece di come sono e quell’immagine non mi corrisponde.
Cosa vorresti non vedere addosso ad uomo ed una donna?
Ad uomo il borsello, quelli di cuoio anni ’70, mio papà lo portava sempre. In una donna non saprei, io cerco di vedere sempre il lato bello, è più facile che mi sorprenda più che il non piacermi. Poi c’è da dire una cosa: ciò che non mi piacerebbe vedere addosso ad una invece ad un’altra sta da dio. Non sono influenzata dalla moda, non me ne importa nulla, non la seguo. L’unico stilista che mi piace molto è Marras. Mi ha regalato due vestiti per uno spettacolo su una grande cantante araba.
Cosa ti piace del tuo lavoro?
La possibilità di cambiare per un momento vita…mutare i panni. Io alcune volte mi annoio per come sono fatta e così ho la possibilità di vivere tante vite diverse da me. Normalmente noi attori siamo senza radici, non hai la famiglia intorno. Ti trovi a sentirti un po’ sperduto e la meraviglia dello spettacolo è che ti porta concretamente alla vita.
Dimmi un colore.
Bianco. Perché è luminoso. Forse la luce di Giovanna!