Bespoke italian shoes: Mario Bemer
Raccontare Mario Bemer e le sue scarpe significa andare a ritroso, vuole dire scavare in un passato che spesso è legato anche a ricordi tristi, fatti di affetti familiari che le vicessitudini della vita purtroppo ci portano via.
La storia della famiglia Bemer, ha dispetto del cognome, è tutta made in Tuscany e precisamente di Greve, un piccolo paesino che nel 1976 ha aggiunto la denominazione “in Chianti”, situato sulla via Chiantigiana che unisce Firenze con Siena. Non è poi una casualità che siano proprio i piccoli paesi a dare i natali ad uomini che lasciano un segno, ricordiamoci che Leonardo nacque a Vinci!
Una famiglia come tante quella di Umberto e Teresa Bemer e dei loro tre figli: Stefano, Mario e Roberta. E’ proprio Stefano, nato nel 1964, ad essere l’artefice di un nuovo capitolo familiare.
Come tanti ragazzi della sua età Stefano non termina gli studi scolastici ed inizia a lavorare presso una azienda di piccola pelletteria. E’ questo il suo primo approccio con il mondo della manualità e della pelle. Nel 1982 parte per fare il militare ma dopo 4 mesi, a causa di un problema di salute, viene congendato. Se la mela fu per Newton la scintilla per la legge di gravità, per Stefano la rottura di un tacco di uno stivale fu l’inizio del percorso nel mondo delle scarpe. A Greve in quegli anni non era rimasto neanche più un ciabattino, l’ultimo era ormai anziano ed aveva chiuso la sua bottega.
Stefano decide di aprire la sua piccola bottega di riparazioni prima nel suo paese e poi a Firenze nel quartiere di San Frediano. La città offre stimoli differenti, così come lo sono i clienti e le calzature che portano a riparare, scarpe raffinate e dalla costruzione particolare.
La curiosità lo spinge a frequentare alcune botteghe artigiane per imparare le prime nozioni del mestiere. Siamo negli anni ’80 ed in quel periodo gli artigiani realizzavano per lo più scarpe ortopediche, chi infatti commissionava una scarpa su misura era più per esigenze legate a questioni di salute e non per estetica. Ma la tecnica e la costruzione tecnica è quella…il percorso è avviato. Per alcuni mesi vive a Londra dove frequenta diversi laboratori tra cui quello del famoso John Lobb. Rientra a Firenze nella sua piccola bottega corridoio, metri 2 x 8, riduce gradualmente le riparazioni fino a che, nel 1986, rileva un fondo più grande ed apre la “Stefano Bemer” dove si dedica esclusivamente alla realizzazione di scarpe su misura.
Intorno alla fine degli anni ’80 arrivano i clienti stranieri ed in particolare i giapponesi, un mercato attento alla tecnica della lavorazione in tutti i settori, tanto che alla metà degli anni ’90 iniziano i trunk show proprio in Giappone. Grazie ad un cliente particolarmente importante nel 2001 viene inaugurato a Tokyo il primo negozio monomarca “Stefano Bemer”, un raffinato spazio di circa 60 mq. A partire da questa data Mario da un supporto totale al fratello Stefano, dopo aver ceduto la sua attività nel campo della ristorazione. Sempre dal fratello Stefano apprende tutte le tecniche di lavorazione.
Nel 2005 viene chiuso il negozio di Tokyo, a causa di una diversa strategia di marketing del partner commerciale non condivisa da Stefano, e si passa alla distribuzione del prodotto con Isetan di Shinjuku.
Purtroppo il 2012 segna la scomparsa prematura di Stefano ed il blocco dell’attività, per questioni burocratiche, per quasi 9 mesi. Ma c’è la volontà, condivisa sia da Mario che da Cristina compagna di Stefano, di voler ripartire e dare continuità a questa storia. Nel 2013 subentra un partner, Tommaso Melani Gori presidente della Scuola del cuoio, con un nuovo progetto che prevede una struttura con una parte didattica, e riapre la “Stefano Bemer”.
Dopo un periodo di circa 7 mesi Mario decide di allontanarsi e di creare qualcosa di suo. Nel settembre del 2013 nasce la “Mario Bemer” in via Maggio 68/70 rosso, insieme al socio Luca Nardini e Nicola Sacchetti.
E’ proprio in questa elegante boutique che incontro Mario che mi racconta questa storia seduto su un panchetto, con tanto di grembiule, intento a “glassare” una scarpa.
Da Mario Bemer è possibile acquistare il bespoke italian shoes, realizzato esclusivamente con costruzione Goodyear, sia il pret-a-porter, entrambi portano come segno distintivo un occhiello rosso. Mario ha inoltre brevettato una speciale suola antiscivolo.
La cura e l’attenzione rivolta al prodotto non è solo nella fase della lavorazione ma anche nel packaging, infatti la scarpa viene consegnata in un box di legno.