Dall’abitudine all’eleganza può nascere una idea, da quella idea una realtà e col tempo una azienda che ha fatto di quella primaria eleganza la sua missione.
Napoli, un nobil uomo, le sartorie, il buongusto. Gli ingredienti ci sono tutti per l’inizio di una storia, una di quelle che lasciano un segno indelebile.
Lo immagino nella sua stanza da letto Eugenio Calabrese, Don Eugè per i suoi concittadini, davanti al suo cassettone di noce Luigi Filippo. Fresco di rasatura, profumato di lavanda apre i pesanti cassetti. I suoi occhi sorridono scorrendo all’interno quella moltitudine di colori e stoffe. Ne possiede oltre 200, ognuna adatta ad uno stato d’animo diverso, e con un gesto che sa quasi di sacralità, con la mano delicatamente ne sfila una…la avvicina alla camicia. Si guarda allo specchio della antica toeletta. E’ quella giusta! Con pochi movimenti, decisi e dal sapere antico, il nodo è fatto. Compiaciuto sorride per la scelta della cravatta della giornata.
Questa passione per la cravatta lo spinge a fondare un piccolo laboratorio e da li a poco le cravatte Calabrese vengono richieste dagli uomini più raffinati ed eleganti della città e non solo. La storia prosegue con il figlio Francesco, il Cavaliere, e poi con il nipote Gaetano che negli anni ’60 inventa la cravatta con le pences sul retro.
Oggi Annalisa Calabrese rappresenta la IV generazione della tradizione della cravatta artigianale. Col tempo è nata anche una linea di borsoni da viaggio, sciarperia, pochette, ed una linea mare. Inutile dire che se il prodotto è di eccellenza anche il packaging non è da meno. Niente lasciato al caso, tutti i dettami dell’eleganza sono pienamente rispettati.