“Viaggiare…prima ti lascia senza parole, poi ti trasforma in un narratore“.
Così inzia il mio viaggio al Pitti Uomo 85 proprio dallo stand di Manuel Ritz dove Serena mi racconta la nuova collezione autunno inverno 2014. Qui il viaggio si respira nell’aria…mongolfiere per sognare e Cabinet de Voyage dove il guardaroba del moderno gentleman lo accompagna nei diversi luoghi e momenti della giornata.
Ma il Pitti Uomo non è solo il momento dedicato alla moda ma soprattutto a mantenere vivi quei rapporti umani che coltivi via internet nel corso dell’anno. Ecco che dietro la fredda email di un ufficio stampa si nasconde il volto di una persona che consideri ormai tua amica. Non è una cosa che accade spesso…anzi occorrerebbe tenere un corso di “Educazione per uffici stampa”.
Poi vai in quegli stand dove ti aspettano e ti accolgono come se fossi uno “di famiglia” ed è così che ti senti…e non puoi fare a meno di stare bene.
Non è tutto rose e fiori il fashion… basta chiederlo ad Annika e Julia (una finlandese-bolognese, l’altra russa), due studentesse della European School of Economics che hanno deciso di affiancarmi per fare uno stage e conoscere i meccanismi del sistema moda.
Mai come quest’anno l’aia dei polli è stata così affollata. Sapete cos’è? E’ lo spazio antistante il Padiglione Centrale dove ragazzi ed uomini di tutte le età stazionano intere giornate per farsi fotografare. Street style? No. Il dato preoccupante è il numero di proprietari di brand, soprattutto sartoriali, che invece di accogliere giornalisti e buyer nel proprio stand, si vestono di tutto punto cercando di farsi autopromozione (chiaro sintomo di crisi economica). Niente di male direbbe qualcuno. Certo, aggiungo io, fino a quando non si pensi che con questo abbiano raggiunto il difficile obiettivo: comunicare la propria collezione. Per me comunicano una sola cosa: avrei voluto fare il fashion blogger! Chissà forse qualcuno lo è già diventato o è sul punto di trasformarsi in questa misteriosa creatura.
Ad Maiora…