L’Italia a Hollywood mostra al Museo Ferragamo.
L’Italia a Hollywood è la mostra inaugurata al Museo Ferragamo che racconta attraverso un’accurata scelta di filmati, fotografie, costumi di scena la comunità italiana nella California di inizio Novecento, e le sue influenze nel mondo della musica, dell’artigianato, dell’architettura, dell’arte e in particolare del cinema. Fonte d’ispirazione della mostra è un peridio della vita di Salvatore Ferragamo, gli anni che vanno dal 1915 al 1927, quelli trascorsi in America, prima di fare ritorno in Italia, un periodo intenso di esperienze e di conoscenze che l’artigiano trascorre sulla West Coast, prima a Santa Barbara e poi a Hollywood. Ferragamo era nato a Bonito, in provincia di Napoli, undicesimo di 14 figli. A 11 anni era apprendista di un calzolaio a Napoli, a 13 aprì un negozio a Bonito ed a 16 raggiunse i fratelli in America, a Boston, per lavorare in una fabbrica di scarpe. Il suo però era un lavoro artigianale e per questo si trasferì a Santa Barbara da altri due fratelli, dove aprì un negozio di riparazioni di scarpe, il resto…è storia.
Durante il periodo americano lo stilista collaborò con i registi più famosi del tempo, come David Wark Griffith e Cecil B. DeMille. Sono anche gli anni dell’apertura dell’Hollywood Boot Shop, il negozio in Hollywood Boulevard frequentato da star del calibro di Mary Pickford, Pola Negri, Charlie Chaplin, Joan Crawford, Lillian Gish e Rodolfo Valentino con il quale instaura rapporti non solo di lavoro ma anche di amicizia e quotidiana frequentazione.
Il percorso espositivo, suddiviso in otto sale, si sviluppa come la trama di un film con l’allestimento scenografico di Maurizio Balò, che trae ispirazione dagli studios americani degli anni Venti. Proprio in questi anni il cinema muto italiano regala al mondo e ad Hollywood personaggi come Lido Manetti, Tina Modotti, Frank Puglia, Enrico Caruso e Lina Cavalieri. Presente anche Rodolfo Valentino che con il suo grande fascino diede origine al moderno divismo. La mostra racconta anche dell’emigrazione italiana, di come questa fosse suddivisa per regioni e di come gli italiani venivano visti dalla popolazione statunitense.
La prima sala è dedicata ai primi anni della comunità italiana in California e in particolare all’Expo di San Francisco del 1915 con il padiglione dell’Italia progettato dall’architetto Marcello Piacentini. La sala successiva racconta l’influenza nel cinema muto italiano. L’opera che più di tutte ebbe un impatto sul cinema americano fu Cabiria diretto da Giovanni Pastrone nel 1914: considerato il primo kolossal della storia, ispirato alla romanitas con ambientazione storica e didascalie di Gabriele D’Annunzio.
La terza è dedicata a quattro personalità italiane centrali nell’arte e nel cinema americano: il tenore Enrico Caruso, la fotografa, modella e attrice Tina Modotti, Rodolfo Valentino e Lina Cavalieri, cantante e attrice. La loro storia e carriera viene raccontata attraverso quadri, oggetti, manifesti e fotografie.
Di Lina Cavalieri è presente in mostra un fantastico ritratto a grandezza naturale e quaranta dei trecento celebri ritratti che di lei fece su piatti di ceramica Pietro Fornasetti.
Una sala successiva è dedicata ad altre persone notevoli come il regista Frank Capra, il pugile Bull Montagna, il comico Monty Banks, e personaggi di oggi come la costumista Milena Canonero, il montatore Pietro Scalia. Un’intera sala è dedicata all’influenza della musica italiana dell’epoca, che contribuì allo sviluppo del jazz con l’introduzione dei fiati, e una al film Romola, girato nel 1924 da Henry King negli studi cinematografici Firenze Rifredi.
La mostra si chiude con l’ultima sala dove è stato ricostruito fedelmente il negozio di Salvatore Ferragamo ad Hollywood del 1923, il tutto accompagnato da una videoinstallazione che riproduce elementi reali della vita a Hollywood negli anni Venti.
Il progetto Two Young Italians in Hollywood curato da Silvia Lucchesi, direttore de Lo Schermo dell’Arte Film Festival per questa mostra prevede il coinvolgimento di due giovani artisti italiani che lavorano a Los Angeles: Manfredi Gioacchini e Yuri Ancarani. Per l’occasione hanno realizzato una serie fotografica e una videoinstallazione – in continuità ideale con il tema.