“Padre, se anche tu non fossi il mio Padre, se anche fossi a me un estraneo, per te stesso ugualmente t’amerei”.
Riecheggiano i versi di una poesia che da piccolo imparai a scuola per la tua festa. Non li ho mai dimenticati ed oggi più che mai frastornano la mia mente, li recito come una preghiera, come un karma rigenerante.
E’ una notte insonne e tu non ci sei adorato padre, qualcuno ha deciso per Te senza preavviso ed in modo ingrato. Sono afflitto da un’inondazione di ricordi, voci, immagini, paure, pensieri, infinite angosce e tanti se…
Non andartene padre, non lasciare l’eclisse di te nella mia stanza.
Chiudo gli occhi. Sono altro. Sono altrove. Eccomi bambino in quelle giornate assolate di un giugno festoso e profumato di gigli. La Festa del Santo è un parto imminente. Io ed il piccolo Bruno intenti a giocare nel cortile. Ti rivedo li seduto alla scrivania con quel tuo sguardo apparentemente severo ma ricolmo di luce irradiata dai tuoi bellissimi occhi verdi. Quegli occhi che anche da adulto non hanno mai smesso di parlami e di regalarmi infinito amore. Un incrocio di sguardi e tu sapevi.
Ho sempre pensato che siano i padri ad essere orgogliosi dei proprio figli, è quasi una logica naturale. Ma ho imparato che spesso accade il contrario.
Angoscianti giorni scanditi ed interrotti da telefonate, messaggi, parole di amici e concittadini uniti da un comune dolore ed una grande stima nei tuoi riguardi. Ho ascoltato in un maestoso e rispettoso silenzio le più svariate frasi: “Un Signore d’altri tempi”; “Una persona sempre gentile”; “Mi accoglieva col sorriso”. Alcuni ti chiamano amorevolmente “zio”, ma per tutti sei “Don Pino”, un segno di rispetto spontaneo tributato dal comune sentire. Ecco padre mio, sono un figlio orgoglioso, e seppure oggi col cuore trafitto da immane e diabolico dolore, t’amo di un amore disperato.
Vorrei che un giorno quella strada, che ti ha strappato dal Nostro amore, portasse il nome tuo a ricordo di un padre, di un figlio che ha dato amore a questa terra, una terra da dove è facile scappare ma difficile rimanere! Con te muore un pezzo di me e della storia della mia città.
Caro Padre continua a proteggermi perché oggi il buio nasconde i tuoi verdi occhi.
Mi chiedo se ora la mia disperazione sia pari alla tua assenza.
Il tuo nome sarà sempre la parola familiare di prima: continuerò a pronunciarlo senza la minima traccia d’ombra e di timore.
“Padre, se anche tu non fossi il mio Padre se anche fossi a me un estraneo, fra tutti quanti gli uomini già tanto pel tuo cuore fanciullo t’amerei”.
In ricordo del mio adorato Papà che ha lasciato questa vita terrena il 28 febbraio 2017, a seguito di un grave incidente stradale, alle ore 8:30 in una giornata piena di luce e con un sole foriero di primavera. La rabbia ed il dolore sono divenuti un sentimento unico che difficilmente troverà pace ma solo lieve lenimento.
Le faine e sciacalli che cercheranno di approfittarsi del Nostro stato di dolore, troveranno in me un figlio ed un uomo determinato e caparbio, che porterà avanti, fino alla fine e con tutti i mezzi, il lavoro di mio padre e le Sue volontà, ormai divenute scopo principale della mia vita.
Mio zio diceva: “la vita finisce…ma l’opera è appena cominciata”.
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Bellissima…