Napoli, Londra e Firenze. Tre città così diverse tra di loro ma che accomunano la storia di Mauro Lago, 37 enne oggi Hotel Manager dello TSHF (The Student Hotel Firenze) un albergo 4 stelle davvero particolare, un unicum in città. Mauro nasce a Napoli, un legame indissolubile e profondo con il suo mare, con i suoi affetti, dove ritorna appena possibile per ricaricarsi di energia, “sono molto legato alla mia famiglia, a mia madre, sono anche zio e vizio molto mio nipote. Non avendo ancora bambini, oltre al mio cane”. Mi racconta di essersi diplomato come perito informatico per poi iscriversi al corso di economia aziendale, senza però terminare il percorso di studi, “da piccolo il mio sogno era fare il medico e poi l’avvocato. A 21 anni mi sono trasferito a Londra per imparare l’inglese, l’idea era quella di rimanere per sei mesi mentre poi sono rimasto per 8 anni”. Il piatto preferito di Mauro è la pasta al forno della nonna “con polpette, melanzane fritte. Una cosina leggera! Io non cucino mai, preferisco uscire e poi..esiste il sushi”.
A Londra inizia a lavorare con una ditta di catering al Regent College per poi passare al mondo dell’hospitality al Red Carnetion, una compagnia sudafricana con hotel 5 stelle Londra ed in tutto il mondo. “Una bellissima esperienza in questo boutique hotel, proprio vicino al Victorian Albert Museum, durata quasi tre anni con la qualifica di front office manager. Da lì sono poi passato al Ritz come super advisor per poi essere promosso come assistant reception manager. Tutto ad un tratto, nel 2015, ho deciso di far rientro in Italia. La mia scelta era tra Roma, Venezia e Firenze. Tutte e tre città turistiche con alberghi di lusso”. La scelta cade su Firenze e si trova a lavorare nel prestigioso e centralissimo Savoy Hotel come assistant reception manager. “Di Firenze mi piace la sua dimensione, raggiungi i posti della città facilmente. Nello stesso tempo però anche il fatto che sia una sorta di paesone mi sta stretto. Mi capita spesso di incontrare gli ospiti dell’hotel in giro per la città”. Anni in cui acquisisce competenze ed esperienza che lo portano ad essere promosso come front office manager. Nel 2018 Mauro decide di cambiare “volevo fare qualcosa di diverso, ho trovato lavoro nella SPA Asmana come direttore della struttura per circa un anno, ma la passione per gli hotel mi ha spinto nuovamente a cambiare di nuovo e ritornare nell’hotellerie. Sono passato al JK Place come vice direttore, solo per qualche mese, per poi approdare nel 2019 al The Student Hotel con la qualifica di vice direttore. Un approccio praticamente differente rispetto al mio background. All’inizio non mi sentivo a mio agio, ma il fatto di vivere ogni giorno una esperienza differente mi ha fatto amare questo posto. Nel giugno 2021 sono stato promosso come direttore. Sotto di me c’è una grande squadra, ci sono circa 40 persone senza contare lo staff delle pulizie ed anche la security”.
Cosa ti piace del tuo lavoro? “La dinamicità, il fatto che tutto sia diverso, la comunità interna, il fatto di persone diverse l’una dall’altra. Studenti provenienti da tutte le parti del mondo, dal giovane studente al business man, dalle startup all’hotel guest più anziano, un mondo variegato. Ogni giorno trovi sempre qualcosa di diverso, qui girano giornalmente, in alta stagione, dagli 800 alle 1000 persone. Mi sveglio la mattina e sono contento di venire a lavoro”.
Mauro c’è qualcosa invece che non ti piace? “Ad oggi no, perché questa sarà l’hospitality del futuro, non va a sostituire quella attuale ma sta cambiando e Noi siamo stati i primi. Molti ci copiano come modello. Il cliente medio cambia e noi siamo pionieri, siamo un passo più avanti. Adesso stiamo attraverso questa fase che chiamiamo TSH 3.0. A breve avremmo un unico team, blended team, ovvero non ci sarà più il cameriere, il receptionist o il ragazzo del collab, ma avremo un unico team composto da community host che gestiranno tutte le parti. Ogni impiegato, a livello entry level, sarà in grado di gestire il co-working, la reception, il ristorante, gli eventi, gli studenti, i meeting”.
Cosa rende particolare The Student Hotel? “Ci piace definirci hotel ibrido, che ci caratterizza e differenza degli altri. Abbiamo 390 camere, 422 posti letto, ma siamo divisi 50% studentato e 50% leisure. Siamo un hotel 4 stelle ma abbiamo una clientela sia di studenti che business. Nel periodo alta stagione, da maggio ad ottobre, l’hotel può essere completamente convertito in leisure, almeno fino a settembre quando ritornano gli studenti. In tutto l’anno riusciamo a tenere questa distinzione tra studenti ed hotel guest. Abbiamo tanti servizi per tutta la comunità, non solo per gli studenti”.
Raccontami del co-working al The Studente Hotel. “L’idea era quella di riunire queste “menti brillanti” di qualsiasi età. Abbiamo tre prodotti nel collab. Flexi: uno spazio dedicato a quelle persone che affittano un posto ma ogni giorno è diverso, possono avere ogni giorno un tavolo diverso. Poi la parte “dedicated” dove la persona ha uno spazio fisso per tutto il periodo della prenotazione ed ha accesso 24 su 24 alla struttura, può lasciare le sue cose senza problemi. Poi abbiamo infine 8 uffici di dimensioni diverse (da quattro, da sei, da otto). Tutti hanno dei servizi comuni: accesso alla cucina, alla piscina, palestra, hanno wifi incluso, sconti nei nostri ristoranti”.
Se dico moda? “Sono molto affascinato da questo settore, mi piace il vestire bene, il seguire le ultime tendenze, non seguo la moda. Mi piacerebbe avere qualcuno che mi suggerisca cosa indossare, gli abbinamenti giusti”.
Accessorio irrinunciabile? “Non potrei mai fare a meno della camicia bianca. L’eleganza per me è molto importante, mi viene in mente, pensando al mio back ground in hotel, all’indossare le divise molto formali. Mi piace molto vestirmi elegante con preferenza per i colori scuri, blu o nero. Un uomo elegante per me è quello che indossa un abito doppiopetto scuro. Mi piace molto la cravatta e quando posso la indosso con piacere. Una donna elegante invece per me è quando indossa un paio di scarpe con i tacchi a spillo e con tubino stretto oltre il ginocchio, mi viene in mente la business woman, tailleur e camicia bianca”.
Cosa ti manca di Napoli a Firenze? “Il folklore. Forse non ci tornerei a vivere, ma mi manca molto ed appena posso vado, mi manca il mare, l’estate, la leggerezza del modo di vivere”.
Sogno nel cassetto? “Avere il mio business sempre nel mondo dell’hospitality e dell’accoglienza, non necessariamente il classico hotel e questo posto mi aiuta molto”.