“A tavola e al tavolino si riconosce il signore e il signorino“, così recita un antico adagio. Ed in tema di bon ton a tavola si presenta sempre l’ennesimo quesito: si dice o non dice “buon appetito“? Se qualche commensale pronuncia la fatidica locuzione come comportarsi?
Andando indietro nel tempo ricordiamo che per la nobiltà il momento della tavola era un’occasione per conversare, creare alleanze tra le famiglie, parlare di affari. Un nobile non arrivava mai affamato ad un banchetto poiché il cibo era solo un contorno piacevole alla conversazione. I tempi cambiano ed il cibo non è più un semplice pretesto per stare andare a tavola, ma può divenire esso stesso oggetto di conversazione.
Se non si dice “buon appetito“ è naturale che tutti si chiedano il motivo. Tra le spiegazioni, almeno quella più sensata, si rinviene nel fatto che alla fine del sec. XIX i nobili raduvano, una volta all’anno (ad esempio nel periodo natalizio), la servitù e tutto il proprio entourage, invitandoli alla propria tavola ed offrendo un ricco pasto. E proprio in quest’occasione il nobile dava inizio al pranzo con un “buon appetito!”. Ne consegue quindi che vista l’origine dell’usanza, oggi iniziare un pasto con “buon appetito” corrisponderebbe ad un implicito trattare i commensali come servi. Un uomo ritenuto “superiore” augura “buon appetito” a persone “inferiori”, quindi augurare “buon appetito” significherebbe offendere il nostro interlocutore.
Secondo altra spiegazione, che mi convince meno, in Francia con l’arrivo della forchetta a tavola (fino ad allora si usavano le mani) venne meno l’abitudine di dire “buon appetito”, proprio perché, in caso contrario, sarebbe stato sottolineato l’istinto animalesco di nutrirsi e non la voglia di stare al tavola per piacere.
In entrambi le motivazioni emerge, in ogni caso, che il divieto al “buon appetito” è di casta: della nobiltà prima, della borghesia per imitazione.
I tempi si rinnovano…il galateo si evolve e le consuetudini cambiano da luogo a luogo. Pensiamo al fatto che i camerieri francesi augurano “bon appetit” e gli inglesi “enjoy” quando servono.
Se proprio non è accettabile dire “buon appetito” e non vogliamo infrangere una regola centenaria perché non dire: “auguriamo un piacevole pranzo“. Anche abbassare la testa ed iniziare a mangiare senza dire nulla non è poi tanto cortese! Ricordiamoci sempre che prima di iniziare a mangiare occorre aspettare che tutti i commensali siano stati serviti.
Related posts
4 Comments
Leave a Reply Cancel reply
This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.
oppure, se proprio non si vuole fare scena muta, si può esclamare “il pranzo è servito”!
ahhhh…sembra però la trasmissione di Corrado!
[…] Ma se il pasto principale della giornata, che vogliamo consumare, è quello di mezzogiorno non è errato chiamarlo pranzo. Che fine farebbero altrimenti quei bei termini come: il pranzo della domenica; il pranzo di Natale; pranzo di famiglia (si svolgono la mattina e non la sera). Poi a me i francesi non fanno tanta simpatia. Ed a tutti gli aristocratici che amano usare il termine “colazione” vorrei ricordare che il medesimo è stato introdotto proprio da coloro che tagliavano la testa ai nobili! Un po’ di sano campanilismo ed orgoglio della nostra origine romana non sarebbe poi così fuori luogo. Per evitare confusione tra pranzo, colazione e cena consiglio di specificare l’orario dell’invito. Pranzo o colazione che sia…non si dice “Buon Appetito”! […]
[…] appetito Non si dice mai. Quando non si vuole mangiare qualcosa si rispondere solo con un “No grazie”, senza […]