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Non si dice piacere: bon ton delle presentazioni

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Non si dice piacere: bon ton delle presentazioni

In questo periodo di feste è più probabile fare tanti incontri e quindi molte presentazioni. Il modo in cui ci si presenta ad una persona per la prima volta è fondamentale, spesso la spontaneità non è la carta vincente poiché la forma ha la sua importanza. In alcuni ambiti, come ad esempio quello lavorativo, un modo di presentarsi sbagliato potrebbe condizionare il giudizio sulla nostra persona.


La presentazione si riduce a tre gesti apparentemente semplici: stringere la mano, dire il proprio nome, accennare ad un piccolo sorriso.
Non si dice piacere
Evitare di pronunciare frasi come “Piacere”, “Molto lieto”, “Fortunatissimo”, “Piacere di incontrarla”. Perché? Non sai se sarà o non sarà un piacere! Non si dice piacere, perché il piacere è ancora da verificare quindi è una espressione di insincerità. Il galateo ci tutela, ci impedisce di dire qualcosa di non vero. La parola “Piacere” si potrà utilizzare alla fine di un incontro laddove la conoscenza sia state effettivamente piacevole.
Nome
Il proprio nome va pronunciato in modo chiaro e comprensibile accompagnato da un accenno di sorriso. Solo nome e cognome, ne titoli nobiliari, onorifici e professionali a meno che questi non siano necessari e legati al contesto in cui ci si trova.


Stretta di mano
Deve essere “giusta”, né troppo decisa, da stritolare le dita dell’altro, né troppo molle. Si porge e stringe la mano con la destra con un sorriso accennato. Sapete perché la mano destra? In passato serviva a mostrare di non avere armi in mano. La persona che viene presentata non deve mai porgere la mano per prima, ma deve attendere che la persona a cui è presentata “accetti” la presentazione e lo dimostri porgendo la mano guardando negli occhi la persona presentata. Se l’uomo che viene presentato è seduto deve alzarsi alla presentazione, eccezione per le signore che possono rimanere sedute, a meno che la persona a cui sono presentate non sia anziana o particolarmente di riguardo. Per chi lo sa fare invece di stringere la mano alla donna si può usare il baciamano.


La distanza da tenere, quando ti presenti, fra te e l’altro è di circa 45/70 centimetri. Si definisce “distanza prossemica” questo spazio vitale che ciascuno di noi ha bisogno per vivere serenamente i propri rapporti sociali.
Si tratta di regole semplici ma basilari ma senza dubbio il bon ton si evolve con i tempi e da quando Sibilla della Gherardesca pubblicò il libro “Non si dice piacere“, la comunicazione è in effetti cambiata. Se la logica governa le regole, non si può prescindere dal constatare che spesso nell’incontro tra due persone agiscono molti fattori quali le emozioni, la simpatia e l’istinto.


Utilizziamo l’eleganza, l’intelligenza e osserviamo l’altro. Le convenzioni restano pur sempre convenzioni. Ciò che è inelegante in un posto può diventare cortesia in altro. Se presentarsi ad una determinata persona solo col proprio nome può sembrare riduttivo, vista l’espansività dell’altra, potremmo ad esempio azzardare un “Come sta?”.
Chi deve essere presentato a chi
La regola fondamentale è che la persona di minor riguardo viene presentata a quella di status più elevato. Per stabilire lo status si fa riferimento a fattori come il genere, anzianità, grado di conoscenza, gerarchia.
L’uomo deve essere presentato alla donna, unica eccezione quando si presenta ad una donna un religioso o un personaggio molto importante.


Di fronte a due donne si presenta la ragazza alla signora, i più giovani vengono presentati ai più anziani. Si presenta la persona con la quale si ha maggiore familiarità a quella che si conosce meno. Si presenta la persona di minor prestigio a quella di grado superiore, i subalterni ai superiori. I figli vanno presentati dai genitori.
Ricordiamoci che quando si va ospiti a casa di qualcuno per prima cosa salutiamo la padrona di casa, a seguire il marito o l’eventuale compagno/a, e poi gli invitati che conosciamo già. Se ci sono invitati che non conosciamo, deve essere la padrona di casa a presentarceli. Nel caso sia impossibilitata, un amico comune può subentrare in questo ruolo, useremo l’autopresentazione come estrema ratio.
Buone presentazioni!

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