Cosa vedere a Palma di Montechiaro città del Gattopardo
Se sei diretto verso Agrigento non puoi non fermarti nel piccolo paese di Palma di Montechiaro. Perchè? Semplice, per rivivere un sogno che si chiama “Il Gattopardo”. Proprio questo paesino è l’immaginario feudo di Donna Fugata del romanzo, mentre storicamente è stato il quartier generale della famiglia Tomasi che la fondarono nel 1637 ad opera dei fratelli Carlo e Giulio Tomasi e De Caro. In una tela che si conserva nella sacrestia della Chiesa di Maria Santissima del Rosario, la chiesa madre, si vede raffigurato l’arciprete Giovan Battista Odierna al suo tavolo di studio con sullo sfondo, bene in evidenza, un disegno a pianta quadrata col titolo “Chronologia Terrae Palmae”.
Il paese sorge su un’altura rocciosa da cui domina la vallata sottostante che si protende fino al mare.
Cosa vedere a Palma di Montechiaro
La chiesa madre
Impossibile non riconoscerla perchè l’unica ad avere una scalinata davvero scenografica, è una delle opere più significative del barocco siciliano. Fatta edificare per volere della famiglia dei Tomasi di Lampedusa che affidò la realizzazione al palmese Francesco Scicolone. A tre navate si caratterizzata per due campanili esterni. In fondo alle navate è l’ampio presbiterio, cinto da splendide inferriate e due ricche cappelle intitolate al SS. Sacramento e alla Madonna del Rosario.
Nella prima cappella a sinistra è l’urna contenente le reliquie di san Traspadano donate a Carlo Tomasi dal cardinale Sforza Pallavicini. I dipinti custoditi nella chiesa sono stati realizzati da Domenico Provenzani, Gaspare Serenari e Raffaele Manzelli.
Palazzo ducale
Realizzato da don Giulio Tomasi,tra il 1653 e il 1659, dopo che la prima residenza venne inglobata nel monastero delle benedettine, è posto su uno sperone di roccia nello slargo che un tempo era chiamato Piazza del Belvedere. Il palazzo comprende il pianterreno ed il piano nobile con otto saloni. Da ammirare sono i pregevoli soffitti a cassettoni decorati con soggetti diversi.
Si distinguono i soffitti delle sale delle armi, quella degli Ordini militari equestri e religiosi, quella dedicata all’Ordine di San Giacomo della Spada di cui il duca Giulio era aggregato, quella con lo stemma ducale dei Tomasi di Lampedusa: leopardo rampante, monte a tre cime e sfondo dipinto in bianco, azzurro, rosso ed oro.
Inaugurato il 1659, inglobò il primo palazzo ducale (quello del duca Santo). Si trova su una semicircolare e impervia gradinata, in una piazza quadrata. Il monastero ha un aspetto semplice con finestre prive di decorazioni. All’interno si trovano le reliquie di Suor Crocifissa e la famosa lettera scritta dal demonio alla medesima.
Le suore custodiscono, tra le tante opere d’arte, la statua lignea della Madonna della Colomba Rosata, una Madonna con Bambino che giunse al monastero nel 1696 come dono della duchessa di Uzeda, moglie dell’allora viceré di Sicilia. Ancora oggi è uno dei pochi monasteri di clausura in Sicilia, il cui accesso è impedito quasi a chiunque.
Castello di Montechiaro
In prossimità di Marina di Palma si trova il castello, usato ormai da secoli come santuario della Madonna locale, che si festeggia ogni domenica dopo Pasqua, e chiamata appunto dalla popolazione, Madonna del Castello (statua attribuita ad Antonello Gagini).
Realizzato nel 1353 dopo la morte di Andrea Chiaramonte passò alla famiglia Moncada per poi perviene nel XVII secolo, per linea femminile, a Carlo Tomasi Caro, che ricevette dal re Filippo IV il titolo di duca di Palma. Questi, abbracciata la vita monastica, cedette tutti i suoi beni al fratello Giulio che fu II duca di Palma e I principe di Lampedusa.
Calvario
Si trova all’ingresso del paese, dopo il parco archeologico della Zubbia, con i ruderi dell’antica chiesa di Santa Maria della Luce, anch’essa dalle forme barocche. Nel pavimento chiesa si trova una botola che conserva i corpi delle persone lì ricoverate e morte di peste del tra il 1550 e 1700. Era custodita una copia della Sacra Sindone donata a Carlo Tomasi, Primo duca di Palma dall’infanta Maria di Savoia, oggi viene conservata nella Chiesa del Collegio.