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Romano Cagnoni a “Seravezza Fotografia 2012”

 

Sarajevo1992 (2)

Finalmente il fotografo Romano Cagnoni, dopo decenni di fama in tutto il mondo per le sue celebri copertine della stampa estera, riceve gli onori della sua terra, con l’ invito ad esporre a “Seravezza Fotografia 2012”

Che sia diventato un collezionista di immagini di guerra perchè scampato, bambino,all’eccidio di S. Anna di Stazzema, lui non l’ha mai detto. Sono in molti a crederlo, questo si.

Si riconosce nella descrizione che danno di lei, fotografo di guerra?

Contesto che ad un fotografo si debba apporre un’etichetta, fotografo di moda, fotografo di strada, oppure,come dicono di me,di guerra . Un fotografo è un fotografo. Sempre.Considero che chi fa questa professione ha un ruolo sociale. Deve documentare quello che succede. Riuscire a far riflettere sul passato recente, perchè gli errori non si ripetano. “Come hai fatto?” “mi chiedono di fronte a certe foto. Ma andrebbe chiesto per tutte, senza eccezione. Fotografare non è mica trovare lì bell’e pronto l’oggetto. La foto è sempre interpretazione della realtà. Ci penso prima e arrivo sul luogo che so già la foto che voglio fare”.

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I risultati sono intensissimi, ogni foto il suo stile e il suo significato. Una fama indiscussa a Londra- lo considerano Inglese- In Italia, dove è ritornato nella sua Versilia da ormai venti anni, pur con frequenti viaggi nel mondo- solo quest’anno è stato contattato da Serravezza Fotografia.

E’ proprio vero quello che degli Italiani dice il suo amico critico d’arte Victor, venuto da Londra per parlare all’inaugurazione “Gli Italiani, non capisco perché, stanno trascurando le storiche bellezze , patrimonio dell’umanità. E per anni si sono lasciati sfuggire questo artista di fama internazionale, che pure ha casa a pochi passi dal Palazzo Mediceo, dove ora finalmente si sono decisi a invitarlo ad esporre. Ora qui possiamo finalmente ripercorrerne le esperienze e il lavoro di una vita”.

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Nella foto del 1991, falce e martello,c’è la fine di un’epoca ma insieme l’onore ai vinti. E’ una costante di questo autore il senso della dignità umana.

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Sapendo quanto materiale ha raccolto in tanti anni di lavoro,è stato difficile selezionare le foto da mettere in mostra? Si vede che seguono tre filoni principali: ricordi del Vietnam 1965; foto di guerra; visioni di una Versilia diversa.

Si, è così. Il titolo, Memorie Sovvertite, si collega alle sensazioni provate tornando in Versilia. Ho descritto una Versilia che non è più lontanamente quella che lasciai per Londra, sedicenne, senza un soldo, determinato a trovare il nuovo. Quando sono tornato, mi sono sentito “straniato” e queste foto un po’ surreali sono il risultato della volontà di documentare la Versilia di oggi.Si intitolano, importante, NO PHOTOSHOP, perché io non lo utilizo mai.

Il Vietnam è stato esposto quasi per caso: ho ritrovato un servizio da me fatto lì nel 1965. Erano anni che non lasciavano entrare nessuno che non fosse comunista. Io ce l’ho fatta. Una popolazione contadina, martoriata da invasioni e guerre, poverissima ma dolcissima. Un bel ricordo.

Il terzo filone sono .le immagini di 50 anni di guerre di cui sono stato testimone, dal Biafra, alla ex Jugoslavia fino alla Cecenia. Molte sono diventate copertine di importanti giornali stranieri. Sono riuscito ad essere in luoghi difficili, anche senza le possibilità dei miei colleghi della stampa estera. Non erano sempre foto drammatiche. Una mia mostra aveva il titolo “Chiaroscuro”, per dire, giocando su questa parola tecnica, che non sempre si incontrano eventi dolorosi.

 

Che significato hanno le gigantografie intitolate “I guerrieri?”

Sono Ceceni in lotta contro il colosso Russia. L’intento era quello di farne effigi di eroismo. Che cos’è infatti se non un eroe chi sfida una Potenza tanto più forte di lui? Particolari umani ulteriori: uno dei guerrieri, quello che indossa un abito mimetico bianco,non è neppure Ceceno: combatte per dare una mano al suo amico.

“Ma sono bellissimi!”

Sono tutti giovani, uno ha solo diciassette anni. Spesso mi è stato chiesto se le foto le avevo fatte per Vogue. Loro non sono in posa. Volendo ritrarli come degli eroi, avevo bisogno di uno studio fotografico. Con l’aiuto di mia moglie l’abbiamo allestito al fronte, con i caccia che ci volteggiavano sulla testa”

Ci sintetizza il suo metodo di lavoro?

Le foto non le scatto, le faccio.

A indicare che, di fronte ad una certa realtà, Romano Cagnoni intuisce cosa vuole ottenere, e poi fa la foto. In un sottile feedback fra il vedere e l’ideare. Ma , guardando la sua foto di un luogo noto, ad esempio il lago Massaciuccoli , più noto come lago di Puccini, fantasticamente irriconoscibile, c’è un ingrediente non detto, la pazienza. Una pazienza nervosa, difficile da immaginare, che coglie l’attimo ma sa anche aspettare che appaia… l’inimmaginabile, per fissarlo in immagine.

“Memorie sovvertite – Upside Down Memories” di Romano Cagnoni

Fino al 9 aprile 2012 nel Palazzo Mediceo di Seravezza via del Palazzo 358, Seravezza (Lu), dal martedì al sabato dalle 15 alle 19.30 e la domenica dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 19.30. Il biglietto d’ingresso è di 5 euro intero e 3 euro ridotto. Informazioni: Fondazione Terre Medicee, tel.0584.757443, e-mail: seravezzafotografia@terremedicee.it

Lucia Evangelisti

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