Buon Compleanno è la storia di una solitudine raccontata da una bambina, poi donna, dagli zero ai 22 anni. Questo romanzo è fatto solo di giorni speciali. Sono quelli in cui la protagonista, al momento di compiere gli anni, ogni volta si ferma a osservare la propria esistenza. Dal primo vagito al primo giorno di scuola, dal primo ragazzo giusto al primo ragazzo sbagliato, ci scorrono davanti tutte le tappe della crescita di Scricciolina, mentre passa dall’infanzia all’adolescenza e all’età adulta. Ma ogni tappa è anche una prova che va superata, per conquistare il proprio spazio nel mondo.
Scricciolina, che non ha nome nel romanzo, racconta la sua vita con gli occhi di chi vive quella vita e non ne conosce un’altra. Abbandonata dal padre dopo due anni, una madre che beve e che comunque rimane a fare la madre come può, dei nonni troppo lontani per essere presenti, un cane che diventa il suo migliore (e unico) amico.
“Caro Papà comincio dalla fine, mi manchi. Non ti volevo così. Volevo un papà come quello che hanno avuto gli altri intorno a me in questi anni (..) Volevo essere banale, volevo essere la figlia di un padre”.
Scricciolina riesce a confrontarsi con un’amica, Livido che, diversa da lei, affronta la vita a pugni chiusi, e con Occhibuoni, un ragazzo attento ma troppo timido per starle vicino il necessario. Scricciolina ce la fa da sola a crearsi una vita, un futuro, una speranza di felicità. Attaccandosi alle cose semplici ma tangibili: i sassi, il mare, l’imparare a nuotare. Cose amiche per sentire la solitudine come un punto di forza e non per forza come un disagio.
Il romanzo si presta a due chiavi di lettura: saper convivere con la solitudine per sentirsi forti dentro, oppure crearsi una vita in solitudine per non sentirsi attaccati da fuori. In ogni caso, l’abbandono, dal padre in poi, è il leitmotiv di Scricciola, è quello con cui fa i conti ad ogni compleanno, il sentirsi lasciati è il filo con il quale si cuce addosso l’abito dello stare bene con se stessi.