Salento vacanze: Otranto, Punta Pizzo, Ostuni
La mia scoperta di questa regione mi porta nella città di Otranto. Nel 2010 il borgo è stato riconosciuto come Patrimonio Culturale dell’UNESCO quale Sito Messaggero di Pace e fa parte del club I borghi più belli d’Italia.
Otranto è nota come la porta verso l’Oriente, fu centro bizantino e gotico, poi normanno, svevo, angioino e aragonese. Nella sua cattedrale nel 1095 venne impartita la benedizione ai dodicimila crociati che partirono per liberare e per proteggere il Santo Sepolcro.
Tra i monumenti da visitare c’è il castello (diede il nome al primo romanzo gotico della storia) che insieme alla cinta muraria forma un unico apparato difensivo. Il castello, a pianta pentagonale, fu eretto per volontà di Alfonso d’Aragona tra il 1485 e il 1498. Sul bastione sono incisi gli scudi gentilizi di Antonio de Mendoza e di Don Pedro di Toledo, mentre sul portone d’ingresso si trova lo stemma di Carlo V. Proprio nel giorno della mia visita ho trovato Otranto in festa (14 agosto) con le luminarie per le strade del centro in occasione dei festeggiamenti dei santi patroni: i Santi Martiri di Otranto (proclamati Santi da papa Francesco).
Le reliquie sono conservate in sette grandi teche finestre all’interno della cattedrale, mentre in piccoli armadi sono conservati alcun brandelli di carne rimasti integri fino ad oggi. Nel 1480 la città fu espugnata dai Turchi, al comando di Gedik Ahmet Pascià, che dopo aver ucciso il vescovo e tutti i religiosi presenti in cattedrale, condussero gli 813 uomini sopravvissuti sul Colle della Minerva. Qui fu imposto loro di abiurare la fede cristiana. Gli ottocento rifiutarono seguendo l’esempio d un tessitore di nome Antonio Pezzulla che fu il primo ad essere decapitato dopo aver esortato gli altri a difendere il proprio Credo. Secondo le cronache il corpo senza testa di Primaldo, così soprannominato Antonio, si drizzò in piedi e così rimase fino al termine della strage. I corpi rimasero per oltre un anno sulla collina e furono ritrovati incorrotti dopo la cacciata dei turchi.
Gran parte trovò sepoltura nella cripta della cattedrale, circa 250 furono portati dal re a Napoli nella chiesa di Santa maria Maddalena poi detta “dei Martiri” da dove vennero in seguito traslati nella chiesa di Santa Caterina a Formiello. La cattedrale di Otranto è intitolata a Santa Maria Annunziata (edificata sotto la dominazione normanna) e sorge sui resti di un villaggio messapico, di una domus romana e di un tempio paleocristiano. Al suo interno si conserva conserva il mosaico più grande medievale d’Europa realizzato dal monaco Pantaleone. Presenta un Albero della Vita con temi tratti dall’Antico Testamento, dai vangeli apocrifi, dai cicli cavallereschi e dal bestiario medievale.
Per il bagno a mare sono andato a Punta Pizzo di Gallipoli nella spettacolare riserva naturale Isola di Sant’Andrea, a metà strada tra Gallipoli e Marina di Mancaversa. Si tratta di una baia frastagliata costituita da sabbia e tratti di scogliera bassa con acque limpidissime.
Prima di arrivare in spiaggia si attraversa una folta e profumata pineta dove crescono piante arboree come ginestre, timo e rosmarino.
Il giorno seguente ad Ostuni detta anche Città Bianca, per via del suo caratteristico centro storico con le sue case un tempo interamente dipinte con calce bianca fino ai tetti.
Usanza attestata già nel Medioevo e derivante dalla necessità di assicurare alle viuzze una maggiore luminosità grazie alla luce sia diretta che riflessa. Inoltre la calce, quanto disinfettante naturale, preservò la città dal contagio della peste. Sulla sommità della città si trova la quattrocentesca Basilica Minore che presenta una facciata di tarde forme gotiche, tripartita da lesene con tre eleganti portali ogivali.
L’interno, a croce latina a tre navate su colonne, è rifatto in forme settecentesche, con soffitto piano dipinto e cappelle barocche. Nella piazza Libertà, dove si trova il Municipio (un tempo sede del Convento dei Francescani) si trova la colonna con la statua di Sant’Oronzo, patrono della città, il quale secondo la tradizione popolare l’aveva preservata dal contagio della peste.
Camminare per i vicoli di Ostuni è un’esperienza da vivere, piccoli angoli e stradine strette e tortuose, di chiaro impianto medioevale, regalano emozioni e suggestioni uniche. E cosa c’è di meglio che un aperitivo seduti comodamente su un pouf nel vicoletto assaporando prodotti locali. Uno sguardo all’azzurro cielo e…tutto il mondo inizia e termina ad Ostuni.
Otranto
Punta Pizzo di Gallipoli